LiberaMente – “Me lo prendi papà?”. Come vivere al meglio il rapporto tra bambino e animale domestico

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“Fino a quando non hai amato un animale una parte della tua anima sarà sempre senza luce ” (A. France).

I bambini prima degli adulti hanno capito perfettamente il senso racchiuso in questa frase, sarà per questo che sono irrimediabilmente attratti dagli animali e desiderano possederne uno.

Spesso però questo si scontra con la razionalità, il senso pratico e la concretezza del mondo degli adulti che rovina l’entusiasmo dei bambini e del loro mondo fatto di emozioni e fantasia e così i dinieghi accompagnati da mere giustificazioni che appaiono a dir poco ambivalenti. Un animale è impegnativo (gli esseri umani non lo sono?), sporcano (gli esseri umani no?) e infine quella che si appella a sedicenti conoscenze mediche e scientifiche: portano malattie! Veramente le cura.

Numerose ricerche pubblicate su riviste medico-scientifiche di un certo rilievo hanno, infatti, dimostrato che possedere un animale riduce il rischio di contrarre malattie poiché rafforza il sistema immunitario, diminuisce la possibilità di sviluppare allergie di ogni tipo e influisce positivamente sulla prevenzione delle malattie cardiovascolari. In ultimo, ma non per questo meno importante, riduce drasticamente l’ansia.

Ovviamente tutto questo i bambini non lo sanno ne interessa, perché sono naturalmente attratti dagli animali, in particolare cani e gatti, che diventano dei compagni di gioco inseparabili da cui sentirsi amati e da amare.

Possedere un cane fa sì che il bambino si senta amato e accettato per quello che è, incondizionatamente (parola di cui gli adulti hanno perso il significato), e ciò rafforza il senso di adeguatezza. Al cane difatti non importa se sei bello o brutto, magro o grasso, ricco o povero, non gli importa se hai l’ I-Phone o la play station. Sentirsi circondato da un amore così grande e puro rende il bambino capace di esprimere delle emozioni che difficilmente riuscirebbe ad esprimere con i suoi cospecifici, per il timore del giudizio o del rifiuto.

Avere consapevolezza che il tuo cane non si allontana se sei arrabbiato, non ti deride se piangi e sei triste, ma ti rimane accanto qualunque sia il tuo stato emotivo, fa sì che il bambino impari a esprimere le sue emozioni in maniera costruttiva relativizzando la reazione dell’altro. Un cane o un gatto sono quindi un’ottima palestra emotiva e relazionale, in quanto aiutano il bambino a confrontarsi, a capire e accettare la diversità, a rispettare i tempi dell’altro sperimentando la frustrazione e imparando l’arte della pazienza.

Ma non solo; l’amico a quattro zampe permette anche di relativizzare il rapporto con gli oggetti inanimati a favore degli animati: un bambino che vive con un cane difficilmente sceglierà di stare seduto su un divano a giocare alla Play, preferirà piuttosto tirare una palla al suo instancabile amico assaporando il piacere di sentire il vento tra i capelli e il fiatone di Fido sul viso.

Questo ovviamente ha un impatto positivo sul corpo in quanto praticare attività fisica aerobica oltre a tutti gli altri benefici permette sopratutto di essere “off line”.

Vivere con un animale perciò ha un impatto positivo sul mondo fisico, emotivo e relazionale del bambino, il quale impara prima di tutto che ogni relazione con l’altro va coltivata con impegno, dedizione e pazienza. Quello che emerge in particolare nei bambini che vivono con un animale rispetto a quelli che non lo possiedono è la capacità empatica, la capacità cioè di leggere e capire le emozioni dell’altro.

I bambini che interagiscono con un animale sono allenati all’osservazione di un essere vivente che ha dei bisogni inesprimibili a parole per cui sviluppano l’ attitudine ad entrare in sintonia con queste necessità per poterle soddisfare. Ecco allora che avremo dei bambini in grado di prendersi cura di un altro essere vivente divenendo protettivi verso di esso e accudenti, in una parola responsabili.

Chiaramente, il fedele Fido ripaga tutto questo con un amore costante e incondizionato che permette al bambino di sperimentare un legame esclusivo e intimo che lo fa sentire amato e rafforza la sua immagine positiva.

Il ruolo del genitore in tutto questo è assolutamente rilevante ed importante poiché deve aiutare il bambino a capire che il cucciolo non è un giocattolo che si può abbandonare quando si è stanchi, ma comporta responsabilità e accudimento costante, ripagati da un legame che durerà tutta la vita.

Per farlo, il genitore non solo può coinvolgere il figlio nell’accudimento pratico dell’animale (dargli da mangiare, portarlo dal veterinario, farlo uscire regolarmente per fare i bisogni), ma fare queste cose insieme a lui darà un valore aggiunto a questo indissolubile rapporto.

Avere in casa un animale che viene considerato membro integrante della famiglia, tanto che a volte viene umanizzato dai bambini che si rivolgono a lui con un linguaggio che ricorda quello che la mamma ha con i suoi figli (motherese), significa che il bambino imparerà presto a confrontarsi con temi della vita importanti come la crescita, la riproduzione, la malattia e la morte, in modo naturale, vivendo queste sfumature emotive come parte della vita.

“Chi non ha mai posseduto un cane non sa cosa significhi essere amato” (A. Schopenauer)

Silvia Augero
Silvia Augero
Psicologa e psicoterapeuta. Specializzata in disturbi d’ansia, alimentari, dell’umore e sessuale. Riceve nel suo studio di Monterotondo in Via Adige, 23. Cell.: 335/6852842

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